"If I think about the future of cinema as art, I shiver" (Y. Ozu, 1959)

BARBARIC CINEMA (2) – Alive in France (Abel Ferrara)

Thursday, 20 July 2017 12:13

Erik Negro

La mia banda suona il rock...

 

Alla ricerca di se stessi. Abel Ferrara da anni, anzi probabilmente da sempre, si pone come puro movimento esterno ai propri film, quasi volesse diramare ulteriormente il discorso in terza persona rappresentato dal ruolo stesso del regista. Talmente esterno da inventare un dialogo selvaggio col se stesso (anche nella sua dedica a Pasolini, sempre attraverso strumenti altri - Defoe, Davoli, la Callas) liberato dalla funzione di autore nell’atto di esserlo. In questo ultimo piccolo (?) film, Alive in France, già dal titolo sopravissuto, è come se cercasse una mappatura incerta del proprio essere anima battente e dispersa, una specie di auto-retrospettiva/prospettiva fluida e in divenire che parte proprio ironicamente dall’omaggio ricevuto alla Cinémathèque di Tolosa e da una serie di concerti tra la città occitana e Parigi. Ne scaturisce una splendida cronaca in diretta, un’evocazione sensibile e goliardica di viaggi condivisi, un montaggio non definito di materiali espansi che (si) occupano lo spazio reale della complicità, del conoscersi, del senso dell’amicizia… Come se tutti questi movimenti potessero comporre un quadro estremamente più ampio di indubbia libertà creativa e di coraggio espressivo, attraverso la codifica di una realtà perennemente grezza e apparentemente priva di grazia, ma che trova nella sua sovraesposizione un fondamentale elemento di lettura e di archiviazione. Confessare a se stesso, e agli altri, quella frattura enorme che esiste tra l’esserci e l’esserci stato, anche unicamente con la luce rossa accesa di una macchina da presa o il feedback acidissimo di una chitarra elettrica.

 

ABEL FERRARAAlla ricerca del suono. Il rock, una esigenza di vita, come un linguaggio di interpretazione, di comprensione del senso più diretto della propria espressione, di critica sociale e politica. Insieme a Paul Hipp e Joe Delia, Ferrara si esibisce intersecando il tessuto sonoro dei propri film (da Driller Killer a Welcome to New York) con un fraseggio costantemente in distorsione, una cadenza che pare barcollare mantenendo tuttavia una linea straordinariamente decisa. In quelle note rivive un’esperienza altra, quella che ha sempre portato Ferrara a costruire ambientazioni e visioni seguendo anche solo il flusso di una traccia musicale, di una canzone, di un accordo. Il rock è una rivendicazione che unisce il senso di una vita dissipata, spremuta dalla propria esigenza di guardare e raccontare aldilà delle regole, a un resconto feroce di come certa desensibilizzazione abbia spalancato il vuoto dell’oggi. Ciò che ascoltiamo è senza dubbio una possibile risposta dialettica, una provocazione al silenzio assordante e lacerante di una realtà che sempre più sembra limitarsi a una sorta di gentrificazione delle narrazioni. La musica invece non si ferma, nemmeno davanti a una contestazione, a un rifiuto, a un grido. Una metafora probabilmente, o forse solo l’esigenza di una vita passata sul palco del gran teatro di un mondo spesso irriconoscibile. In fondo, nel cinema di Ferrara, la vista è sempre stata solamente uno dei sensi stimolati, perchè la percezione la oltrepassa donando al suono la dignità assoluta della composizione di uno scenario, ne definisce le regole del gioco per poi amplificarle.

 

Alla ricerca dell’immagine. Ferrara è sempre in lotta col tempo che filma, ne studia l’essenza e lo disarticola come immagine, lo materializza nel conflitto continuo contro l’oblio. Filmare per filmarsi, gettarsi in strada, provocare incontri, creare scompiglio, rompere gli ordini costituiti senza mai dar forma a nessun tipo di narcisismo (chiedere a coloro che non vorrebbero essere ripresi e non si avvedono che già appartengono all’immaghine). Ferrara dirige il circo inconsapevole che gli ruota attorno come fosse produzione diretta dell’inconscio, smanaccia con gli operatori e rivolge il proprio sguardo verso un riflesso. Come se il film potesse ritrovare nell’urgenza dell’underground sia un codice di ripresa che un’affermazione spirituale, tra un volantinaggio abusivo ed una fotografia strappata con sgangherata leggerezza; ci sono storie da inseguire perchè sono loro a scegliere le direzioni di un viaggio nato quasi dalla casualità e sviluppatosi come caso tipico del caso più grande (il cinema?). Così la pioggia che scende su Parigi è la stessa che si trova a Manhattan, allo stesso modo in cui le immagini che colano durante l’esibizione (la dedica filmata a Chriss Penn, i fotogrammi di una giovinezza killer, il corpo sensuale e anfibio della moglie Christina Chiriac) risedimentano il proprio stesso passaggio ridefinendolo. Aldilà dell’auto-ritratto, del diario intimo, Alive in France è anzitutto un atto doppio e polimorfo, la messa scena di un possibile back-stage continuo della vita che trasuda inermi malinconie e intermittenti consapevolezze, dove non esiste più il limite perchè oramai interiorizzato, compreso e dunque superato. Il movimento di Ferrara è vorticoso e incessante, taglia le luci e scompone le inquadrature, produce cinema scucendo la realtà in una diretta continua e sfocata, sfruttandola subito per nascondersi e poi ripartire con uno scatto. Filmare il delirio di una ragazza asiatica in prima fila, perdersi sul primo piano della ragazza a fianco, familiarizzare con un rapper venuto dalla strada, semplicemente ringraziare gli amici di una vita devoto al tempo che non se li è ancora portati via, lasciare fluire un ultimo piano.sequenza possibilmente infinito in attesa della prossima storia, del prossimo concerto o del prossimo film (che non è detto ci saranno). Al tempo stesso al centro e ai bordi di un’Europa (o meglio di una società) in cortocircuito che esibisce continuamente il bisogno di controllo, esacerbando l’uso di un’immagine costrittiva e volutamente verificata, nascondendo le telecamere e moltiplicando gli schermi. Anche contro tutto ciò combatte il cattivo tenente di un tempo, e urla il suo essere vivo.

 

 

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