"If I think about the future of cinema as art, I shiver" (Y. Ozu, 1959)
"If I think about the future of cinema as art, I shiver" (Y. Ozu, 1959)
Londra livida horror anni ottanta. VHS da censurare. La censura che è in noi, forse un omicidio, la sete di sangue. Fa tenerezza come film in costume, ma è talmente preciso e onesto nel ricordare quegli anni. Prano Bailey-Bond, primo film, da dove ti viene questa conoscenza di cose che non hai vissuto? Di cui non sai niente? Non-sapere significa trasformare energia, si ricorda qui accanto. Notevole il silenzio, o meglio la cura del suono ovattato e vuoto e la luce scabrosa, foriera di perversione, cronenberghiana quasi, se non fosse l’adesione (dolce, certo) al genere nel finale che in parte normalizza. Ma il nulla filmato per lungo tempo all’inizio, l’accadere pesante del nulla rotto dall’omicidio improvviso del regista che ti ossessiona, nervo teso nel bel mezzo del film, con i capelli bagnati e appiccicati nella notte di pioggia lucida e violenta, ne valgono l’idea stessa.