"If I think about the future of cinema as art, I shiver" (Y. Ozu, 1959)

Wonderstruck (Todd Haynes)

Saturday, 05 May 2018 08:34

Transvedere

Vanna Carlucci

Il tempo, questa “eterna corrente” che ci dissipa e separa dai giorni, che ci sfugge eppure ci tiene stretti nella morsa degli accadimenti, è il punto cruciale delle vicende dei due protagonisti nel film di Todd Haynes, Wonderstruck. Qui la dimensione spazio temporale si separa e si riannoda portando in superficie un passato dalle tinte classiche del bianco e nero e un presente sfumato nei suoi colori, dialoganti l’uno con l’altro grazie ad uno squarcio nel cielo notturno, una sorta di interruzione fulminante che ha ribaltato le coordinate e che mette in relazione due vite.

Cos’è il tempo per noi? “Il ricordo e la nostalgia. Il dolore dell’assenza”, ed è questa assenza e questo dolore che maturano dall’affetto o dall’amore per qualcosa che non c’è più a ricalcare e ribaltare il normale flusso degli eventi. Ben e Rose si muovono su due piani temporali diversi eppure entrambi gli adolescenti sono alla ricerca del loro amore assente, il padre, la madre. Qualcuno ha scritto che  “l’occhio vede, il ricordo rivede, l’immaginazione transvede”, ed è proprio con questo sguardo che Todd Haynes sviluppa la storia di due esistenze che scorrono parallele per incrociarle solo nel finale e “transvederle”. Ben e Rose, due vite sole che cercano di trovare un proprio posto nel mondo: “Where do I belong” scrive Rose su un foglietto di carta, in quale luogo è possibile sentirsi a casa se esiste una distanza che separa; tutto il film è avvolto da una bolla insonorizzata che lascia i due protagonisti isolati nella loro sordità fisica che altro non è che metafora di una perdita affettiva: la scrittura così come il linguaggio dei segni diventa strumento unico di comunicazione facendo sí che il film muto parli solo per suoni e immagini.

Wonderstruck diventa la stanza dove è possibile meravigliarsi ancora, dove le cose appaiono legate ad un passato remoto e ancora una volta, sono superstiti del tempo. Il museo di storia naturale percorso da entrambi i fanciulli, assume le sembianze di una caduta, un universo trasognato, un luogo dove il tempo veglia sui reperti del passato, veglia nel presente, lascia tracce. Il luogo possibile diventa memoria, sogno, viaggio tra le stelle, le stesse che Ben legge e rilegge su un foglio attaccato alla parete, le stesse che vengono rievocate da David Bowie in Space Oddity, viaggio dove perdersi e ritrovarsi. Non dimentichiamo anche che Wonderstruck nasce a partire dall’opera grafico-letteraria di Brian Selznick (autore di Hugo Cabret e che sarà anche lo sceneggiatore del film) e non è un caso allora se il cinema si assume il compito di ridare vita («i film devono essere disegni destati a vita» affermava Hermann Warm) ad un’opera che, dal principio, è soprattutto visiva.

 

 

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