Un romanzo lungo 65 anni
Da dieci anni provo a chiedere a Fred Wiseman perché i film che fa a partire da un’opera letteraria e non da uno spazio o un’istituzione abbiano sempre una protagonista unica mentre il testo è una scrittura intima, privata come il diario o la lettera. Questa mia curiosità non riguarda soltanto il cinema, nasce da uno spettacolo teatrale messo in scena a Parigi nel 2012, Emily Dickinson, La Belle d’Amherst, pièce di William Luce sulla vita della poetessa del Massachusetts, anche qui una sola attrice che era la stessa Nathalie Boutefeu, la protagonista di Un Couple.
Wiseman non ha mai dato una risposta, ha sempre eluso la domanda evadendo dal discorso e rimandando ad accadimenti casuali, a motivi di budget, amore o interesse particolare per quei testi. Eppure, La Derniére Lettre/The Last Letter, da Vita e destino di Vassili Grossman, prima spettacolo teatrale alla Comédie-Français nel 2000 e due anni dopo film, aveva una sola interprete, Catherine Samie, nelle vesti di una dottoressa di origini ebraiche intenta a scrivere una lettera a suo figlio durante l’occupazione nazista dell’Ucraina. Prima c’era stato Seraphita’s Diary, girato nel 1982 con la fotografia dello stesso John Davey di Un Couple, che racconta il profilo della vita emozionale di una top model attraverso il suo diario, unica attrice la modella Apollonia von Ravenstein.
Un Couple rientra in questo piccolo filone di opere “non documentaristiche” della filmografia di Wiseman ma per altri versi si discosta da queste assumendo una posizione unica nell’opera del cineasta di Boston.
C’è ancora l’attrice sola, Nathalie Boutefeu, il testo è preso da diari e lettere, quelli che teneva Sofia Tolstoj, moglie del grande autore, scrittrice a sua volta che per anni ha annotato le angosce e gli affanni della vita di coppia scambiandosi anche molte lettere col marito ma il film ha un altro protagonista, presenza costante e mutevole, lo spazio.
Mentre in Seraphita’s Diary e La Derniére Lettre Wiseman aveva “ridotto” lo spazio a un ruolo di (secondo) piano, un appartamento nel primo, astratto vuoto (in bianco e nero) nell’altro, il giardino bretone di Un Couple interagisce costantemente con la protagonista e i fiori, gli insetti, i ruscelli, l’oceano e gli alberi parlano. Come nelle sue reality fiction Wiseman fa dello spazio un asse portante, un assoluto protagonista, quanto gli uffici di Welfare o la caserma di Fort Knox in Basic Training, in sintonia o contrasto con le parole e i pensieri della donna ma mai “a parte”. La luce incarna la parola non la astrae, la messa in scena precisa e minuziosa fa sinfonia del contrasto tra il tempo ciclico della natura e quello lineare della scrittura (o della candela che apre e chiude il film), come nei film di Huillet/Straub e di Rohmer, cineasti che hanno lavorato più di tutti sul rapporto tra cinema e letteratura, o nelle sublimi ricerche di Rossellini da Giovanna D’Arco a Luigi XIV.
Pur essendo un capitolo unico nel grande romanzo che Fred Wiseman scrive da 65 anni Un Couple non è un UFO né un caso, arriva in un momento preciso della sua vita e della sua filmografia.
Se Seraphita’s Diary nasceva da Model, dalla necessità di raccontare l’interiorità tormentata delle top model che nel “documentario” affioravano in trasparenza, mentre La Derniére Lettre giocava con la “scoperta” dell’attore nel precedente La Comédie-Français, Un Couple è l’opera che viene dopo City Hall. Quest’ultimo è il primo film che Wiseman gira a Boston, fin dal titolo sembra concentrarsi sul racconto della città pubblica ma è irto di segni, luoghi, simboli che raccontano la sua vita privata. Un Couple è un ulteriore passo nell’interiorità, il racconto di un al di là che solo da un’altra parte (dell’oceano) o mondo nel mondo.
Sofia ci parla da un paradiso terrestre adamitico, pieno di splendore e solitudine, lei oscilla tra un dentro e il fuori e come tutti i personaggi di Wiseman è costretta a mediare tra la sua natura e il ruolo sociale (donna, moglie, madre). La coppia è il nucleo fondativo della società che la costringe a dibattersi tra il dovere morale e la paura e il desiderio di mandare tutto al diavolo.