A River Runs, Turns, Erases, Replaces
Curiosa storia di un film che decide di cambiare in corsa. All’inizio è solo camera di sorveglianza fissa che trattiene il silenzio e il vuoto e che lentamente, al rumore delle sirene, vede riapparire persone come alieni. Wuhan osservata per mesi da un solo occhio dallo stesso punto. Il 4 aprile 2020 le persone tornano, incerte anche se e come attraversare la strada,. Shengze Zhu deve aver colto qualcosa di malinconico e distruttivo in questo ritorno più che nel vuoto assoluto precedente. Come se, tristemente, nulla fosse cambiato. Il fiume ricomincia a scorrere, le acque ad affollarsi nel luogo sempre sbagliato. Macerie, lavori, la città di nuovo messa a soqquadro. Campi lunghi e nebbiosi sulle spianate, qualche bufalo. Forse Shengze Zhu ha colto un’apocalisse perggiore del virus, qualcosa di definitivamente tetro e malato in noi. Perciò il film cambia, diventa più didascalico. Ma forse non si può fare altrimenti se si vuole lasciare una testimonianza. Ci sono quattro lettere di chi è rimasto indirizzate a una nonna, un padre, un compagno e una figlia che non sono più qui. Vengono lette e scritte sull’immagine. Testi, non più altro. Forse non può essere altrimenti, bisogna documentare questa inesorabile confusione.